Il nuovo film di Danny Boyle, 28 anni dopo, è il primo vero sequel di 28 giorni dopo e riporta gli spettatori nell’universo che ha creato con Alex Garland. Nonostante il film possa suscitare reazioni miste, si distingue per l’ambizione di Boyle di presentare qualcosa di diverso, sfidando le aspettative dei fan. La trama inizia con un prologo intenso e brutale, che stabilisce un legame con la Brexit e l’isolazionismo. La storia segue una comunità di sopravvissuti in una locale refurtiva, dove un giovane, Spike, affronta il rito di passaggio per diventare "uomo".
La narrazione si evolve quando Spike, spintosi oltre il cancello dell’isola insieme a sua madre malata, avanza in territori inaspettati, rivelando sfide e situazioni complesse. Boyle adotta una narrazione visiva audace, utilizzando un formato widescreen 2,76:1 che richiama opere classiche, combinando immagini affascinanti con brutalità. La storia presenta continui colpi di scena e personaggi improbabili, creando un’atmosfera di costante sorpresa.
28 anni dopo si discosta notevolmente dal suo predecessore, che era diretto e conciso. Qui, la rappresentazione degli infetti è cambiata, utilizzando creature lente e obese in contrasto con gli infetti agili e feroci di 28 giorni dopo. Questa trasformazione sfida le aspettative e suggerisce una riflessione più profonda. Boyle e Garland, con la loro collaborazione, offrono un intrattenimento simbolico, mettendo in discussione le convenzioni stabilite dal genere.
Elaborazione AI: RassegnaNotizie.it
Fonte: www.comingsoon.it