Eugenio Montale, figura di spicco della poesia italiana del Novecento, esplora nelle sue opere i legami umani e le sfide dell’esistenza. In particolare, nella poesia “Accade”, estratta dalla raccolta Ex Voto, l’autore riflette sulla complessità delle affinità spirituali e della loro manifestazione nella vita quotidiana.
I versi evidenziano come le connessioni emotive più profonde spesso non si traducono in gesti o parole, ma si manifestano come un’essenza sottile e impercettibile, simile a un magnetismo. Montale suggerisce che la vera verità risieda in esperienze come il silenzio, la distanza e persino l’oblio. In questo contesto, l’immagine di una foglia che cade viene utilizzata per illustrare come ciò che si stacca possa rivelarsi più autentico rispetto a un germoglio fresco, segnalando un ciclo di vita completo.
La poesia si conclude con un’apertura a molteplici interpretazioni, sottolineando che le verità della vita possono essere soggettive e sfuggenti, piuttosto che assolute. Questa consapevolezza trasmette un senso di disincanto caratteristico della poetica di Montale, che sfida il lettore a considerare la complessità delle relazioni umane.
Montale, nato a Genova nel 1896 e deceduto a Milano nel 1981, è conosciuto per la sua capacità di esplorare le difficoltà e le sfide dell’esistenza umana. La sua carriera, contraddistinta da opere significative come Ossi di seppia e Satura, lo ha portato a ricevere il Premio Nobel per la Letteratura nel 1975, riconoscendo il valore della sua poesia e la sensibilità artistica dei suoi scritti.