Un allevatore è stato condannato a sette mesi di reclusione per l’uccisione e lo scuoiamento di un lupo, un reato di uccisione di animale e furto venatorio. La sentenza, pronunciata dal Tribunale di Grosseto, arriva a otto anni dall’episodio e è stata divulgata dalla Lega anti vivisezione (Lav). L’incidente risale al 2017, quando l’uomo ha ucciso un lupo, scuoiato il corpo e appeso la pelle a un cartello stradale vicino a Monterotondo Marittimo, nella provincia di Grosseto. In aggiunta, ha esposto un cartello provocatorio contro gli animalisti con la scritta: “No agli abbattimenti, sì alla prevenzione”.
Le indagini condotte dai Carabinieri, in collaborazione con il Ris e i Forestali, hanno trovato prove decisive, tra cui l’impronta digitale dell’allevatore sul cartello e il DNA sulle corde utilizzate per appendere il corpo del lupo. È stato confermato che il telefono cellulare dell’allevatore si trovava nelle vicinanze al momento del crimine. Il giudice ha accolto la tesi del PM che ha stabilito che l’uccisione del lupo tramite un laccio-trappola fosse parte di un piano criminoso.
Durante le udienze, la difesa dell’allevatore aveva richiesto il proscioglimento, che è stato negato, poiché l’imputato aveva già ricevuto una sanzione amministrativa per gli stessi fatti. Nel finale del dibattimento, la difesa ha sostenuto che l’uccisione fosse “dettata da necessità” a causa di attacchi di predatori al suo allevamento.