Sotto la volta verde di un’isola del Pacifico, un corvo della Nuova Caledonia crea un attrezzo ad uncino per estrarre larve. Questa specie è tra le poche capaci di costruire strumenti, un’abilità precedentemente considerata esclusiva degli esseri umani. Christian Rutz, ecologo comportamentale all’Università di St Andrews, ha studiato l’ingegnosità di questi uccelli, rivelando che vivono in strutture sociali complesse e tramandano tecniche di fabbricazione. Inoltre, differenti gruppi di corvi sviluppano vocalizzazioni simili a dialetti, portando Rutz a interrogarsi su possibili variazioni culturali nella costruzione degli utensili.
Grazie ai progressi dell’intelligenza artificiale, gli scienziati ora possono investigare il linguaggio animale. Sebbene le culture indigene abbiano sempre creduto nella capacità comunicativa degli animali, la scienza occidentale ha spesso evitato di esplorare questa idea per paura dell’antropomorfismo. Rutz afferma che la tecnologia ci avvicina a importanti scoperte sulla comunicazione animale.
Il machine learning, già in grado di creare chatbot e opere d’arte, potrebbe aiutare a decifrare i suoni degli animali. Aza Raskin, cofondatore dell’Earth Species Project, guida un team che analizza enormi quantità di dati da varie specie, mentre iniziative come il Cetacean Translation Initiative mirano a comprendere la comunicazione dei capodogli.
Capire il linguaggio animale potrebbe trasformare la conservazione della fauna selvatica e il nostro posto nel mondo. Raskin paragona questa attività all’invenzione del telescopio, suggerendo che potrebbe ridefinire la nostra percezione della natura. Il futuro potrebbe vedere software interattivi per comunicare con gli animali, prefigurando anche una possibile era di vegetarianismo.