Il 22 giugno, gli Stati Uniti hanno lanciato un attacco militare di alta precisione, colpendo tre impianti nucleari in Iran: Fordow, Natanz e Isfahan. L’operazione, denominata “Rising Lion” e coordinata con Israele, segna una svolta decisiva nella sicurezza del Medio Oriente e interrompe le negoziazioni diplomatiche sul programma nucleare iraniano. Il presidente Donald Trump ha descritto l’operazione come necessaria per la pace, nonostante le sue parole sembrino contraddittorie rispetto all’azione intrapresa. Fonti israeliane indicano che l’attacco era stato pianificato a lungo e autorizzato direttamente da Trump.
Sebbene l’attacco abbia colpito siti cruciali per il programma nucleare iraniano, ci sono divergenze riguardo la sua efficacia. Fonti iraniane sostengono che Fordow non ha subito danni significativi e che la difesa aerea ha intercettato parte dei missili. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) non ha registrato aumenti di radiazioni nei dintorni degli impianti, il che rassicura sul piano ambientale, ma non mitiga le implicazioni politiche dell’attacco.
L’Iran ha condannato l’operazione come “una guerra pericolosa” e una “violazione del diritto internazionale”, promettendo ritorsioni. Subito dopo l’attacco, razzi sono stati lanciati contro Israele e la possibilità di conflitti su più fronti è aumentata. L’Italia, insieme ad altri paesi europei, ha espresso preoccupazione, con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ha convocato una riunione urgente per discutere le implicazioni dell’operazione, avvertendo di un possibile cambiamento radicale dello scenario nel Medio Oriente.
Elaborazione AI: RassegnaNotizie.it
Fonte: www.sciscianonotizie.it