L’aggravarsi della crisi politica dopo il primo turno delle elezioni presidenziali in Romania ha portato al crollo del governo filo-occidentale, aumentando il rischio di recessione, ha dichiarato il capo del principale gruppo di investitori del Paese. Gli asset finanziari nell’Unione Europea e nei Paesi della NATO hanno subito un calo dopo la vittoria dell’euroscettico di estrema destra George Simion. Le dimissioni del primo ministro di sinistra, Marcel Ciolacu, hanno alimentato i timori riguardo alla gestione del deficit di bilancio, che supera il 9% del PIL, facendo crescere i rendimenti di mercato.
Radu Burnete, direttore dell’associazione dei datori di lavoro Concordia, ha sottolineato che l’instabilità politica potrebbe condurre la Romania in recessione, avvertendo che non avere un governo stabile o segnali chiari potrebbe portare a un declassamento del rating creditizio. La crescita economica è stata solo dello 0,8% l’anno scorso, il rallentamento più marcato dalla pandemia. Simion affronta il sindaco di Bucarest, Nicusor Dan, in un ballottaggio il 18 maggio, la cui vittoria potrebbe alterare il percorso politico del Paese.
Qualunque governo venga insediato dovrà impegnarsi per mantenere il rating investment grade, la cui perdita richiederebbe anni per essere recuperata. Le previsioni economiche indicano una crescita dell’1,9% per quest’anno, inferiore alle stime del governo. L’impatto dei dazi commerciali statunitensi potrebbe ridurre la produzione economica, con alcuni settori come l’automotive e l’IT a maggior rischio. Gli aumenti delle imposte, inevitabili per ridurre il deficit, potrebbero inoltre amplificare i rischi di recessione.
