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martedì, 10 Dicembre, 2024
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Banco BPM respinge l’offerta di Unicredit: preoccupazioni per l’occupazione

Il consiglio di amministrazione di Banco Bpm ha respinto l’offerta di Unicredit, motivando la sua decisione attraverso una nota dettagliata. La banca sottolinea che l’offerta non era stata concordata in anticipo e che comunicherà la sua posizione secondo le procedure legali previste. Il cda evidenzia che l’offerta presenta un premio dello 0,5% rispetto al prezzo ufficiale di Banco Bpm del 22 novembre, ma un sconto implicito del 7,6% rispetto al prezzo attuale. Le condizioni, ritenute inusuali, non riflettono la redditività e il potenziale di creazione di valore per gli azionisti di Banco Bpm.

In aggiunta, il cda segnala che il mercato ha riconosciuto al gruppo una forte capacità esecutiva, sovraperformando gli obiettivi fissati e dando luogo a significative iniziative di rafforzamento. L’offerta di Unicredit esporrebbe gli stakeholders di Banco Bpm al rischio connesso all’espansione di Unicredit in Germania, comportando una diluizione dell’attuale esposizione geografica. Ciò porterebbe a un riposizionamento in aree con minore crescita e un alto rischio geopolitico.

Un’eventuale fusione comporterebbe la perdita dell’autonomia giuridica di Banco Bpm, riducendo la concorrenza nel mercato bancario italiano, sia per la clientela retail che per le piccole e medie imprese, che storicamente rappresentano un settore chiave per la banca. Inoltre, le sinergie di costo stimate da Unicredit, pari a 900 milioni, suscitano preoccupazioni per le implicazioni occupazionali e sociali. Queste sinergie, come quelle di ricavo, non sono valorizzate nelle condizioni dell’offerta.

La passivity rule applicata a Banco Bpm limiterebbe la flessibilità strategica del gruppo, specialmente rispetto all’offerta pubblica di acquisto lanciata il 6 novembre da Banco Bpm Vita su Anima Holding e all’investimento recente in Mps. Ciò crea un contesto di elevata incertezza.

Infine, Banco Bpm rimane focalizzata sull’implementazione del Piano 2023-2026, sull’esecuzione dell’Opa su Anima e sull’aggiornamento del piano industriale, senza trascurare opzioni strategiche che possano incrementare ulteriormente il valore per gli azionisti e gli altri stakeholders.

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