Pier Luigi Bersani esprime la sua nostalgia per il passato del Parlamento, affermando che anni fa era un luogo di dialogo, dove le posizioni potevano essere sfumate attraverso la discussione. Oggi, invece, il Parlamento è diventato un palco per comizi, caratterizzato da urla e strepiti, e ci sono preoccupazioni riguardo al ricorso eccessivo alla decretazione, che impedisce decisioni significative. Bersani trova che questo ambiente rendi poco gratificante la vita del parlamentare.
Durante l’intervista, Bersani accende la prima di molte sigarette della mattinata e riflette sulla sua carriera politica. Sottolinea che è arrivato il momento di “seminare” piuttosto che “raccogliere”, rivelando che questa riflessione è stata parte della sua decisione di non candidarsi più. In un’analisi più ampia, l’ex ministro si sofferma su temi come la musica e i concerti, oltre a ipotizzare cosa avrebbe fatto se fosse diventato Presidente del Consiglio. Affermando che la prima azione sarebbe stata l’approvazione dello ius soli, Bersani menziona anche la sua esperienza come consigliere comunale a Bettola, dove una proposta per aderire a un progetto di fondi dalla Provincia per l’apertura di biblioteche fu bocciata. Questo perché, all’epoca, il paese era a trazione Democrazia Cristiana e lui, del PCI in minoranza, temeva che portasse libri di Marx.