L’investitore statunitense Michael Burry, reso celebre dal film “La grande scommessa”, ha puntato contro il mercato con due nuovi “big short” nel comparto tecnologico, che molti analisti considerano ormai surriscaldato. L’obiettivo di Burry non è il real estate, ma le società tecnologiche Palantir e Nvidia.
Secondo i documenti depositati presso la Security and Exchange Commision, Burry ha acquistato opzioni ribassiste su Palantir e Nvidia per un valore complessivo superiore a 1,1 miliardi di dollari, divisi in circa 900 milioni su Palantir e 200 milioni su Nvidia ai prezzi attuali. La mossa ha scatenato la reazione del ceo di Palantir, Alex Karp, che ha definito Burry “fuori di testa” e lo ha accusato di manipolazione del mercato.
I segnali di una possibile bolla dell’intelligenza artificiale si moltiplicano: le valutazioni dei titoli sono diventate sempre più elevate, il debito legato al settore è in forte crescita e un modello finanziario sostenibile per la tecnologia non è ancora emerso. Palantir, società di software e contractor della difesa, ha perso circa l’8% del suo valore, mentre Nvidia ha ceduto circa il 3,2% in scia a un ampio sell-off del comparto tecnologico.
Burry non ha avuto sempre ragione dopo la fama conquistata con la crisi del 2008, e in passato ha collezionato anche errori clamorosi. Tuttavia, i dubbi sulla corsa dell’AI stanno crescendo, e il tonfo di Palantir dimostra che gli scettici stanno trovando sempre più seguaci tra gli investitori.

