Il tempismo strategico di BYD in Europa
La decisione di BYD di espandersi fisicamente in Europa arriva in un periodo critico, poiché l’Unione Europea ha annunciato misure protezionistiche a partire da ottobre 2024. Queste includono una tariffa doganale del 27,4% sulle importazioni di veicoli elettrici cinesi, accusati di ricevere sussidi statali che distorcono la concorrenza. Pertanto, stabilirsi in Europa con personale locale e strutture di sviluppo rappresenta una strategia per affermare la propria presenza come produttore europeo.
L’Ungheria è stata scelta come base operativa per la sua intesa favorente con la Cina, stabilita dal governo di Orbán. Diverse aziende cinesi, tra cui CATL, Eve Energy e Sunwoda, operano già nel paese, contribuendo a un significativo sviluppo del settore automotive, che ora incide per il 20% sul PIL ungherese. BYD può quindi beneficiare di un contesto politico favorevole, di una rete logistica efficace e di costi del lavoro competitivi.
Wang Chuanfu, CEO di BYD, ha dichiarato che l’obiettivo dell’azienda è diventare un marchio europeo riconosciuto, competitivo non solo per il prezzo, ma anche per qualità e innovazione. La creazione del nuovo centro europeo sposta la sfida nel cuore del mercato, sollevando interrogativi su come l’Europa risponderà: come arbitro o concorrente?
Recentemente, figure di spicco del settore automotive, come Luca de Meo di Renault e John Elkann di Stellantis, hanno avvertito che il 2025 sarà cruciale per la sopravvivenza dell’industria automobilistica europea, minacciata dalla concorrenza cinese e da sfide interne, tra cui eccessive regolamentazioni e investimenti insufficienti.
Elaborazione AI: RassegnaNotizie.it
Fonte: www.ilsole24ore.com