Il titolo Campari è sceso del 3,8% a 5,80 euro in apertura di lunedì 3 novembre dopo la nota della Guardia di Finanza sul sequestro conservativo di azioni Campari per 1,3 miliardi di euro su un valore complessivo di 7,14 miliardi di capitalizzazione del titolo.
La holding Lagfin, controllata dalla famiglia Garavoglia e azionista di controllo di Campari, ha precisato che la questione riguarda un contenzioso fiscale in essere da circa due anni e che non ha mai coinvolto il gruppo Campari. Lagfin ha affermato di avere sempre operato nel pieno rispetto di tutte le norme, incluse quelle fiscali italiane, e si difenderà vigorosamente con sereno rigore in tutte le sedi deputate.
La nota di Lagfin specifica inoltre che, poiché detiene oltre l’80% dei diritti di voto di Campari, la misura non è assolutamente in grado di intaccare la partecipazione di controllo di Lagfin in Campari. L’indagine riguarda il 16% del capitale Campari, mentre Lagfin controlla il 52% del capitale sociale e l’83% dei diritti di voto. Campari, società operativa, non è riguardata dall’indagine.
La Guardia di Finanza di Milano, su ordine della Procura di Monza, ha eseguito un sequestro preventivo da oltre 1,3 miliardi di euro nei confronti della holding lussemburghese Lagfin Sca. Secondo la Procura di Monza, Lagfin avrebbe omesso di versare l’imposta dovuta al fisco in seguito a un’operazione di fusione per incorporazione, realizzando il trasferimento della residenza fiscale di tali asset all’estero. La Gdf contesta il mancato pagamento della exit tax sulle plusvalenze che si sarebbero generate al momento del trasferimento all’estero.
L’exit tax è l’imposta che uno Stato richiede al momento del trasferimento della residenza fiscale di una società o dei suoi asset fuori dai confini nazionali, serve a tassare le plusvalenze latenti, ossia l’aumento di valore che gli asset hanno maturato finché erano sotto la giurisdizione fiscale italiana, ma che non sono ancora state realizzate tramite vendita.
