La proclamazione di Pordenone come “Capitale della Cultura 2027” ha sollevato polemiche sia a livello locale che nazionale, evidenziando dissapori politici. In città, anziché festeggiare il risultato, si è manifestato un disprezzo incomprensibile nei confronti del successo ottenuto attraverso un percorso condiviso da migliaia di soggetti. Si è assistito a una disparità di opinioni sui social che riflettono un malcontento, con commenti di persone che attribuiscono la sconfitta di Reggio Calabria alla figura del sindaco Falcomatà.
Il Prof. Daniele Castrizio, noto per la sua cultura e analisi, ha rilasciato commenti considerati assurdi, non rendendosi conto che la selezione finale per il titolo sia stata influenzata da criteri politici rilevanti. La sua affermazione di uno squadrone di “classi dirigenti imbarazzanti” appare illogica, considerando che altre nove città non vincitrici avrebbero ben potuto essere incluse nei suoi giudizi. Inoltre, Castrizio, in quanto membro del Comitato scientifico del Museo di Reggio Calabria, si contraddice criticando la stessa classe dirigente che lo ha nominato.
L’asserzione di Castrizio non solo sminuisce il lavoro di oltre 10.000 persone che hanno supportato la candidatura, ma offende anche le istituzioni e gli operatori culturali coinvolti. È fondamentale che i membri di spicco della comunità si impegnino attivamente nel miglioramento della città, piuttosto che limitarsi a osservare e criticare. La responsabilità è collettiva, e ci si aspetta che chi ha gli strumenti culturali contribuisca attivamente alla costruzione di una Reggio Calabria migliore, promuovendo valori aggreganti e forti legami comunitari.
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