Negli ultimi decenni, l’uso dei robot in medicina ha rivoluzionato la chirurgia, diventando un elemento fondamentale nelle tecniche microchirurgiche. La storia della chirurgia robotica inizia poco dopo la Seconda guerra mondiale, quando nel 1947 venne sviluppato un primo prototipo di macchina capace di eseguire movimenti lineari.
Il concetto di robot chirurgico ha preso forma nei decenni successivi, con la definizione di RAMS, ovvero Robotic Assisted Micro Surgery, risalente a quasi settanta anni fa, progettata originariamente per interventi in contesti bellici. Negli anni 2000, Jacques Marescaux compì la prima colecistectomia in telechirurgia, unendo New York e Strasburgo in un’operazione a distanza.
Attualmente, il processo chirurgico inizia con la fase di docking, che prepara il paziente sul tavolo operatorio. Gli strumenti robotici vengono connessi attraverso piccole incisioni, consentendo al chirurgo di operare tramite una console, gestendo i movimenti con grande precisione. È fondamentale la presenza di un secondo specialista accanto al paziente, il quale monitora il corretto funzionamento della procedura.
Uno dei grandi vantaggi della chirurgia robotica è rappresentato dalle ridotte dimensioni delle incisioni, che si traducono in cicatrici più piccole e un recupero più rapido. Grazie a immagini ingrandite fino a dieci volte, il chirurgo può lavorare con minore stress visivo, e la manipolazione avviene tramite joystick, permettendo interventi molto mirati.
Infine, il training per i nuovi chirurghi beneficia dell’uso di console doppie, facilitando l’apprendimento e l’acquisizione di competenze in questo campo all’avanguardia.
Rielaborazione: RassegnaNotizie.it
Fonte: www.fortuneita.com
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