In Cile, il Tribunale Costituzionale ha destituito Isabel Allende, figlia del presidente Salvador Allende, dalla carica di senatrice con una maggioranza di otto a due. La decisione è stata presa dopo che Isabel Allende aveva avviato un accordo per vendere la casa paterna, situata a Santiago, per trasformarla in un museo, proposta originata dalla ministra Marcela Sandoval. Tuttavia, la legge cilena vieta ai parlamentari e ai ministri di stipulare contratti con lo Stato, bloccando così l’operazione. Mentre la vendita di un’altra casa appartenente a un ex presidente ha avuto successo, la questione Allende ha scatenato polemiche politiche, portando alle dimissioni della ministra Sandoval e preparando un atto di accusa contro Maya Fernandez, nipote di Allende.
Questa tensione ha rivelato divisioni anche all’interno del governo, con due giudici del Frente Amplio che hanno votato contro Isabel Allende, evidenziando l’ampio consenso della destra contro di lei. Si attendono motivazioni ufficiali per comprendere le ragioni della sentenza. Il governo è in imbarazzo poiché non ha messo in discussione le leggi che hanno portato a questa situazione. Nonostante il rispetto verso Allende, l’indignazione è palpabile, specialmente nel Partito Socialista, che sta valutando di far dimettere i ministri del Frente Amplio o di presentarsi separatamente alle prossime elezioni.
Con i sondaggi che favoriscono la destra, la presidente del Frente Amplio ha criticato la decisione del Tribunale, ma non è possibile presentare ricorso. La crisi potrebbe avere ripercussioni elettorali significative, potenzialmente portando a un ballottaggio tra candidati di destra.