L’immagine di Trump vestito da Papa, apparsa sul sito della Casa Bianca, ha sollevato interrogativi sulla strumentalizzazione della religione da parte del potere politico. Questo episodio, pur essendo di cattivo gusto, riflette un fenomeno crescente in cui il potere cerca di entrare nella sfera religiosa. Ciò rappresenta un’involuzione rispetto al processo di separazione tra potere spirituale e temporale che ha caratterizzato la storia occidentale, contribuendo a limitare le guerre di religione.
La distinzione fra “reato e peccato” ha permesso all’Occidente di sviluppare un sistema in cui la religione non domina le questioni politiche. Tuttavia, il crescente uso della religione per fini politici, specialmente nel mondo ortodosso e in contesti geopolitici come la Russia, dove la religione supporta il potere sovrano, sta intensificando le tensioni. In Medio Oriente, l’uso della religione ha aggravato conflitti già complessi, portando a una situazione in cui le relazioni tra le tre religioni monoteiste sono deteriorate, contrariamente a quanto accadeva nei secoli dell’Impero Ottomano.
Il dialogo interreligioso, come durante le esequie di Papa Francesco, rappresenta un momento positivo, ma la tentazione di strumentalizzare la religione per fini politici persiste. Papa Francesco ha cercato di stabilire una separazione tra potere politico e chiesa, introducendo un concetto di universalismo. Tuttavia, la concentrazione di potere politico ed economico minaccia di ridurre i valori religiosi a meri strumenti di governo. Il successore di Francesco avrà di fronte a sé la sfida di mantenere questo equilibrio in un mondo sempre più diviso e contraddittorio.
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