La corretta conservazione dei documenti medici è fondamentale per la salute e le esigenze legali, fiscali e amministrative. Referti, cartelle cliniche, radiografie e certificati devono essere archiviati secondo normative specifiche. La circolare del Ministero della Sanità del 19 dicembre 1986 stabilisce che le cartelle cliniche devono essere conservate indefinitamente. Per le immagini diagnostiche, il Decreto Ministeriale del 14 febbraio 1997 richiede una conservazione sicura per almeno dieci anni, salvo che il paziente non riceva una copia al momento dell’esame.
In ambito sportivo, la documentazione di idoneità agonistica va conservata per cinque anni. Nel complesso, la documentazione clinica ospedaliera deve essere mantenuta illimitatamente, sia in formato cartaceo che digitale, con la digitalizzazione che facilita l’accesso e la sicurezza.
I pazienti possono richiedere una copia della cartella clinica attraverso una domanda scritta, che deve essere evasa entro 30 giorni, con possibili costi associati. I documenti medici sono anche essenziali per casi di responsabilità medica, assicurazioni e detrazioni fiscali, avendo pieno valore giuridico.
In ambito domestico, i referti devono essere conservati secondo regole precise. Per le detrazioni IRPEF, è necessario mantenere la documentazione per almeno cinque anni. In caso di malasanità, è consigliato archiviare i referti per dieci anni. I pazienti con patologie croniche dovrebbero creare un archivio personale, preferibilmente digitale, e tradurre i documenti per eventuali cure all’estero.
Per i certificati di invalidità civile, il medico deve attestare lo stato di salute per 90 giorni, entro cui va fatta la domanda all’INPS. Le strutture sanitarie devono conservare gli originali, mentre i pazienti devono custodire le copie per comprovare diagnosi e cure ricevute. Una gestione ordinata dei documenti è essenziale per evitare problemi futuri.
Elaborazione AI: RassegnaNotizie.it
Fonte: www.dailybest.it