Dalle finestre del potere politico si sentono discussioni su scioperi, crisi interne al Movimento 5 Stelle e dimissioni di Carlos Tavares. Giuseppe Conte, in un’intervista a La Stampa, afferma che, se si votasse domani, il Movimento andrebbe da solo, sottolineando che la sinistra ha appoggiato decisioni come la commissione Ursula e l’invio di armi in Ucraina. Alessandra Todde critica Beppe Grillo, affermando di essere concentrata sulla propria comunità e di non preoccuparsi del passato. Danilo Toninelli, di Un giorno da pecora, definisce il Movimento sotto Conte “una costola sfigata del PD”.
Riccardo Magi di +Europa esprime dubbi sulla definizione di “progressismo indipendente” di Conte, suggeryendo che stia mantenendo posizioni ambigue simili a quelle di Salvini. Emma Bonino accusa le destre di bloccare il progresso in Europa e ritiene necessario un rafforzamento dell’Unione per affrontare problemi come l’immigrazione. Silvia Roggiani, del Partito Democratico, critica il governo Meloni, dichiarando che l’Istat ha smentito le affermazioni di crescita, dimostrando il fallimento della destra.
Gianfranco Fini lodando Meloni, evidenzia il suo successo nel dare identità alla destra. Giovanni Donzelli, di Fratelli d’Italia, accusa Landini di fomentare discontento, notando una bassa adesione allo sciopero nella scuola e attribuendo il successo della destra alla riduzione della disoccupazione. Montezemolo solleva interrogativi sulla scelta di Elkann rispetto a Tavares e la produzione della Fiat 600 in Polonia, un’azione che ha messo a rischio i lavoratori di Mirafiori.
Matteo Salvini commenta la situazione in Francia, attribuendo la responsabilità a Macron per i problemi attuali. Il dibattito si anima attorno a queste posizioni divergenti, mentre il clima politico resta teso, tra accuse e rivendicazioni di identità, illustrando una contrapposizione tra diverse visioni su economia, immigrazione e ruolo dell’Europa.
