L’attacco degli Stati Uniti in Iran ha modificato il panorama della crisi in Medio Oriente, senza implicare un coinvolgimento militare diretto dell’Italia. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha chiarito che non ci saranno soldati o aerei italiani in azione contro l’Iran, sia per motivi costituzionali sia per mancanza di volontà politica. Tuttavia, l’Italia teme possibili attentati alle sue basi Usa, dato che i militari italiani schierati in missioni di pace nella regione potrebbero essere a rischio ritorsioni. Le forze italiane sono state riposizionate per garantire maggiore sicurezza in aree sensibili, come indicato dal generale Luciano Portolano.
In Iraq e Kuwait operano circa 1.100 militari italiani, e altri 1.100 sono impegnati nella missione UNIFIL in Libano. Sono stati riportati a casa alcuni militari italiani da Baghdad per evitare ritorsioni. Le basi militari americane in Italia potrebbero diventare obiettivi di attacchi terroristici, portando a un’attivazione di misure di sicurezza straordinarie. L’Italia ospita circa 12.000 militari Usa, principalmente ad Aviano e Sigonella.
Il conflitto in Medio Oriente ha implicazioni significative per l’energia globale. Lo Stretto di Hormuz è vitale per il commercio di petrolio e gas; un eventuale blocco potrebbe causare un aumento dei prezzi energetici, influenzando l’economia italiana. Si stima che quasi il 41% dell’importazione energetica italiana provenga da aree a rischio, e lo Stretto di Hormuz rientra nelle rotte strategiche per l’interscambio italiano, con quasi 200 miliardi di euro all’anno coinvolti.
Elaborazione AI: RassegnaNotizie.it
Fonte: www.ilsole24ore.com