Il sistema creditizio in Umbria sta affrontando una fase critica che suscita allerta tra le istituzioni e gli operatori economici. Secondo i dati più recenti della Banca d’Italia, al 31 marzo 2025, i prestiti alle aziende non finanziarie e alle famiglie produttive sono diminuiti del 5,4% rispetto all’anno precedente, superando di gran lunga la media nazionale, che si attesta su una flessione dell’1%.
Tenendo conto di un’inflazione dell’1,7%, il calo reale del credito supera il 7%, riducendo il totale degli impieghi da 7,92 miliardi a 7,5 miliardi di euro. Questo si traduce in una contrazione di oltre 400 milioni di euro per l’economia regionale, posizionando l’Umbria sesta tra le regioni italiane per la peggior dinamica creditizia.
Le piccole imprese, che costituiscono il fulcro produttivo della regione, sono le più colpite, con un abbattimento dei finanziamenti da 1,84 a 1,7 miliardi di euro, corrispondente a un calo nominale del 7,8%, superiore alla media nazionale di -5,5%. Al contrario, le aziende medio-grandi hanno registrato una diminuzione più limitata del 0,9%, grazie a una maggiore disponibilità di liquidità.
Il settore delle costruzioni ha subito un forte colpo, con una riduzione dei prestiti da 707 a 632 milioni di euro, indicando un declino del 10,6% nominale e del 12,3% in termini reali. Anche i comparti industriale e dei servizi hanno registrato cali inferiori alla media nazionale.
Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, ha avvertito sull’importanza di un intervento deciso per supportare le aziende, suggerendo misure come il rafforzamento delle garanzie pubbliche e il rilancio della Cassa depositi e prestiti in qualità di partner per le imprese. Nonostante un PIL regionale in crescita dello 0,7%, l’Umbria è penalizzata da fattori strutturali che limitano l’accesso al credito, come la liquidità accumulata dalle imprese medio-grandi e una contrazione degli investimenti nella manifattura.