Taranto torna al voto il 25 e 26 maggio a seguito dello scioglimento anticipato del consiglio comunale. L’amministrazione di Rinaldo Melucci si è interrotta nuovamente, tra tensioni interne e interferenze esterne che hanno complicato la gestione della città. La situazione ha reso Taranto simile a un campo di battaglia invece che a un contesto istituzionale normale. Negli ultimi anni, la città ha vissuto sotto un protettorato informale, con poteri esterni che hanno radicalizzato i problemi anziché risolverli.
Le prossime elezioni rappresentano una novità: quattro coalizioni civiche, guidate da candidati senza legami diretti ai partiti nazionali, si preparano a competere. Questo segna un cambiamento rispetto al passato, con alleanze formate su basi territoriali e trasversali. A Taranto, storicamente l’ultimo baluardo del «campo largo», il ballottaggio sembra probabile.
L’esito del voto, per quanto simbolico, non influenzerà le elezioni regionali, dove il centrosinistra ha già scelto Antonio Decaro come candidato. La sua accettazione ufficiale rappresenta il proseguimento di un ciclo politico iniziato con Michele Emiliano. Tuttavia, Decaro deve distaccarsi dai vincoli del passato; il futuro consiglio regionale non può essere un rifugio di un notabilato nostalgico.
Dall’altra parte, il centrodestra sta attraversando un momento difficile, con un deficit di leadership che pesa come un macigno. La Puglia ha però vissuto periodi di buon governo sotto presidenti di diversi colori politici. Non si può ignorare il valore di ciò che è stato realizzato. Il voto di Taranto, pur locale, riflette una sfiducia profonda tra cittadini e istituzioni, e recuperare questa fiducia diventa la vera sfida per il futuro.
Sintesi AI da RassegnaNotizie.it
Fonte: www.lagazzettadelmezzogiorno.it
