Dal 12 marzo, gli Stati Uniti applicheranno dazi del 25% su acciaio e alluminio, come stabilito da un decreto firmato da Donald Trump. Il Presidente ha dichiarato che le importazioni di acciaio rappresentano un rischio per la sicurezza nazionale, annunciando la fine delle norme attuali. Questo provvedimento complica ulteriormente un mercato già destabilizzato dall’eccesso di produzione cinese e dalle difficoltà dei produttori europei. I nuovi dazi seguono quelli già imposti a Cina, Messico e Canada, con cui è stato raggiunto un accordo di sospensione in cambio di nuovi impegni, tra cui la lotta contro la criminalità organizzata e il traffico di fentanyl.
Nel 2023, la produzione mondiale di acciaio grezzo ha raggiunto 1,89 miliardi di tonnellate, con la Cina che ne produce più della metà. Gli Stati Uniti, con 82 milioni di tonnellate prodotte, sono il secondo importatore mondiale, dopo l’Unione Europea, importando principalmente dal Canada. I prezzi globali dell’acciaio sono calati drasticamente a causa della sovrapproduzione, con l’OCSE che stima un’eccedenza compresa tra 500 e 560 milioni di tonnellate, la maggior parte proveniente dalla Cina. La produzione cinese è sospettata di essere sovvenzionata, abbassando i prezzi e mettendo sotto pressione produttori americani ed europei.
US Steel, attualmente in difficoltà, ha subito un tentativo di acquisizione da parte di Nippon Steel, poi bloccato. Nel contempo, ThyssenKrupp ha annunciato significativi tagli di posti di lavoro, indicando un mercato dell’acciaio in crisi.