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Dazi e Politica: McKinley, Eroe di Trump e il Messaggio Perduto

William McKinley, ventesimo quinto presidente degli Stati Uniti, è noto come “il re dei dazi” per il suo forte approccio protezionista. Dal 1897 al 1901, McKinley introdusse significativi aumenti tariffari, inclusa la McKinley Tariff, che portò i dazi medi dal 38% al 50%, e successivamente il Dingley Act, che innalzò ulteriormente i dazi al 52%. Queste politiche, tuttavia, contribuirono a una grave recessione nel 1893 e alla sconfitta dei Repubblicani nelle elezioni del 1890.

McKinley, pur essendo inizialmente un fervente sostenitore del protezionismo, nel corso della sua presidenza cambiò radicalmente idea. In un discorso a Buffalo del 5 settembre 1901, dichiarò che non si poteva basare la propria sicurezza su un’illusione e che l’espansione del commercio era di fondamentale importanza. Sottolineò come le guerre commerciali fossero sterili e promosse rapporti commerciali amichevoli e trattati di reciprocità, contrariamente alle misure di rappresaglia, evidenziando così una visione più aperta e globale del commercio.

Il cambiamento di McKinley fu tragico, poiché meno di 24 ore dopo il suo discorso, fu assassinato da Leon Czolgosz. Questo atto violento impedì la diffusione del suo ultimo messaggio. I paralleli tra McKinley e Donald Trump, oggi considerato un grande sostenitore del protezionismo, mettono in evidenza come la storia possa insegnare che l’eccessivo protezionismo possa portare a risultati disastrosi, un monito che Trump potrebbe non aver compreso. Il suo tentativo di emulare McKinley potrebbe portare a conseguenze simili per il Partito Repubblicano e l’economia americana.

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