Gli analisti avvertono: l’inflazione negli Stati Uniti è in aumento e si prevede una recessione entro la fine dell’anno. Le misure protezionistiche di Donald Trump, con tariffe doganali senza precedenti, potrebbero avere effetti devastanti sull’economia americana, portando a una crescita immediata dell’inflazione del 2,3% secondo il Budget Lab dell’Università di Yale. Anche se la Federal Reserve di Boston prevede un incremento meno drammatico, le conseguenze economiche si preannunciano gravi. Se Trump non allenta la sua stretta sui dazi, secondo Mark Zandi di Moody’s, si avvicinerà una recessione entro dicembre. Questa strategia non solo provoca reazioni negative tra i grandi imprenditori, ma infligge anche un costo annuo medio di 3.800 dollari alle famiglie americane. Nonostante Trump affermi che il consumatore ne trarrà beneficio a lungo termine, molti leader aziendali, come Mike Wirth, CEO di Chevron, criticano il suo approccio radicale, sottolineando la necessità di politiche sostenibili nel lungo periodo.
La Casa Bianca sostiene che le decisioni di Trump sono definitive e giustificate da un’emergenza nazionale, ma ciò contrasta con la sua retorica di contrattazione. Il Wall Street Journal, voce influente tra i conservatori, condanna l’era protezionista inaugurata dal presidente, prevedendo che porterà a una recessione e metterà in pericolo la leadership economica americana, aprendo la strada alla Cina. Secondo il Journal, le aziende protette dalle tariffe perderanno la competitività, mentre la corruzione e il lobbismo aumenteranno. La conclusione è che l’ideale di Trump di un “Liberation Day” potrebbe trasformarsi in un trionfo per i lobbisti.