Gli Stati Uniti stanno valutando l’introduzione di un dazio molto elevato sulla pasta italiana, che potrebbe arrivare fino al 107%. Questa situazione preoccupa il settore, come dichiarato da Luigi Cristiano Laurenza, segretario generale di Pastai Unione Italiana Food, che la definisce “delicata” e “strumentale”.
A partire dal prossimo anno, la pasta italiana potrebbe subire un colpo significativo, lasciando in ansia l’intera filiera. Negli ultimi tempi, il comparto agroalimentare ha già affrontato incertezze riguardo ai dazi, specialmente nel settore del vino. Gli Stati Uniti sono il secondo mercato per l’export di pasta italiana, dopo la Germania, con un valore di circa 671 milioni di euro, pari a circa il 10% del fatturato totale, coinvolgendo tredici aziende italiane.
Italia presenta un mercato saturo, ed è difficile espandere le vendite, anche se ci sono possibilità di crescita in altri paesi. Laurenza sottolinea l’importanza della pasta come prodotto d’eccellenza del Made in Italy e chiama le istituzioni e il ministero a intervenire per prevenire la chiusura delle esportazioni verso gli Stati Uniti.
Il Dipartimento del commercio degli Stati Uniti ha avviato un’indagine sulle pratiche di dumping e ha proposto un dazio antidumping del 91,74%, che si somma al 15% già applicato ai prodotti dell’Unione europea, per un totale del 106,74%. Questo ha sollevato preoccupazioni riguardo alla reale collaborazione delle aziende italiane, dato che sono state utilizzate le informazioni fornite da Garofalo e La Molisana.
La competizione nel settore è aumentata, con produttori locali che si fanno sentire e una crescente pressione dal mercato. Gli scenari economici sono cambiati rapidamente e le aziende italiane devono affrontare una sfida sempre più impegnativa nel mantenere la propria quota di mercato.
