Il Niger è al centro della crisi saheliana, caratterizzata da insicurezza jihadista, instabilità politica e competizione geopolitica tra potenze esterne. Dopo il colpo di Stato che ha portato al potere il Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria, il Paese ha subito un profondo riassetto delle sue relazioni interne ed esterne. L’espulsione delle truppe francesi, la sospensione degli accordi di cooperazione con l’Unione Europea e l’avvicinamento alla Russia hanno mutato gli equilibri di potere, ma non hanno risolto le fragilità strutturali del Niger.
Le province occidentali continuano a essere teatro di attacchi da parte dello Stato islamico e dei gruppi affiliati ad al-Qaeda. In questo contesto di prolungata incertezza, la società civile è rimasta uno dei pochi spazi di partecipazione collettiva. Diverse organizzazioni locali continuano a svolgere funzioni di mediazione sociale e di sostegno umanitario. Tra i movimenti più rilevanti si distingue il M62, nato per protestare contro la presenza militare straniera e la gestione del potere politico.
Le donne coinvolte nel M62 e in altre reti locali hanno assunto ruoli di leadership simbolica e organizzativa. In un Paese in cui il tasso di analfabetismo femminile supera il 70%, la loro capacità di articolare un discorso politico autonomo rappresenta un segnale di resilienza e di rinnovamento sociale. Nelle aree rurali, le donne costituiscono spesso l’ossatura delle strutture di sussidi e dei comitati di sicurezza comunitaria.
La violenza di genere resta una delle principali emergenze. I gruppi armati utilizzano lo stupro come strumento di intimidazione e controllo, mentre le autorità statali non dispongono di risorse adeguate per l’assistenza alle vittime. Le associazioni femminili sono impegnate nel campo della protezione e della sensibilizzazione. L’uso dei social media ha fornito alle attiviste uno strumento fondamentale per la diffusione di informazioni e per il coordinamento di iniziative.
Le relazioni tra attivismo femminile e regime militare sono ambivalenti. Il CNSP tenta di cooptare alcune figure femminili per legittimare la propria immagine, ma reprime duramente le manifestazioni indipendenti. Le ONG internazionali e le agenzie delle Nazioni Unite operano in condizioni sempre più restrittive, ma il loro sostegno alle organizzazioni femminili locali rimane essenziale per garantire una minima capacità di advocacy e documentazione delle violazioni. Il protagonismo femminile nel Niger si colloca al crocevia tra dinamiche sociali interne e strategie geopolitiche regionali. La sua rilevanza va oltre la dimensione dei diritti di genere, in quanto rappresenta un indicatore della capacità del Paese di ricostruire forme di legittimità dal basso e di mantenere una coesione sociale di fronte al collasso istituzionale.

