Sembra che l’entusiasmo della «rivoluzione Maga» stia diminuendo, influenzato dalle reazioni dei Paesi avversari, dalla sfiducia nei mercati e dalla paura di una recessione. Ieri Wall Street ha registrato una pesante flessione, con il Dow Jones in calo del 2,08%, l’S&P 500 del 2,69% e il Nasdaq del 4%, la peggiore giornata in due anni. Anche i maggiori mercati europei hanno chiuso in rosso: Milano ha perso lo 0,95%, Londra lo 0,92%, Germania l’1,8% e Francia lo 0,9%. Le tariffe imposte dal presidente Trump e i dazi cinesi del 15% sui prodotti agricoli americani sono tra i principali fattori del crollo, creando preoccupazioni tra gli investitori. La Cina ha avvertito di essere pronta a resistere, accusando gli Stati Uniti di subirne le peggiori conseguenze.
Inoltre, Goldman Sachs ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita degli Stati Uniti dall’2,4% all’1,7% in seguito ai timori per le tariffe. Nonostante i segnali di crescita e bassa disoccupazione durante la presidenza di Biden, l’arrivo di Trump ha complicato ulteriormente la situazione. Le aziende tecnologiche, che hanno guidato la crescita, hanno subito perdite significative; Tesla ha ceduto oltre il 15%, mentre altre come Alphabet e Meta hanno perso il 5%.
Infine, si prospetta un potenziale shutdown del governo federale a causa della mancanza di fondi. La maggioranza repubblicana sta cercando di trovare un accordo, ma le possibilità sembrano scarse, specialmente per quanto riguarda le spese militari e le richieste di diminuire i tagli avanzati da Trump.