Barcellona. In un’epoca digitale, la startup australiana Cortical Labs ha sviluppato CL1, il primo computer biologico al mondo, utilizzando neuroni umani per compiere operazioni promettenti, come il supporto nella cura di malattie come Alzheimer e Parkinson. I neuroni, ottenuti da campioni di sangue donati, sono coltivati in laboratorio e trasformati in una rete neurale su chip di silicio, dove apprendono attraverso stimoli. Nel 2021, il team ha insegnato a un gruppo di neuroni a giocare a Pong, dimostrando la capacità di apprendere in tempo reale, rendendo il CL1 un esempio di intelligenza artificiale biologica.
Sebbene le prospettive siano incoraggianti, il CL1 è ancora in fase embrionale e non può eseguire compiti complessi come altre IA. La vita dei neuroni è limitata a sei mesi nell’ambiente artificiale e la capacità di resistenza è attualmente ridotta. Nonostante ciò, il CL1, presentato al Mobile World Congress di Barcellona, rappresenta un passo innovativo nel progresso scientifico, con disponibilità prevista entro giugno 2025 a circa 32 mila euro, rendendolo accessibile ai ricercatori globali.
Tuttavia, sorgono interrogativi etici sull’uso di cellule umane nella creazione di tali tecnologie. Cortical Labs assicura che ogni cultura neuronale è trattata come materiale da laboratorio, minimizzando rischi etici. La sfida per il futuro rimane: come affrontare le implicazioni di macchine “ibride” e il loro impatto sulla società, mentre si cerca di bilanciare il progresso scientifico e le questioni morali.
