Donald Trump a Davos ha espresso la sua richiesta per tassi di interesse più bassi, mentre si prevede che Jerome Powell non operi tagli nella prossima riunione della Fed. La Bce, al contrario, è attesa a ridurre i tassi almeno quattro volte quest’anno a causa di una situazione economica europea più debole rispetto a quella americana. Trump, essendo il nuovo arrivato, si muove con decisione, mentre Powell e Christine Lagarde adottano approcci più cauti. Mercoledì la Fed e giovedì la Bce si riuniranno, segnando un momento significativo nell’era Trump.
Powell si muoverà con prudenza, mantenendo fermi i tassi almeno fino a marzo, e i futuri tagli potrebbero verificarsi nel secondo semestre dell’anno. Trump, da parte sua, ha già chiarito che non può licenziare Powell, pertanto i toni tra i due potrebbero intensificarsi in vista della scadenza del mandato di Powell nel 2026. Nel frattempo, Trump potrebbe rivelare i nomi dei possibili successori di Powell per creare instabilità all’interno della Fed.
Per quanto riguarda la Bce, le aspettative sono di un taglio di 25 punti base, senza movimenti più ampi al momento. In Europa l’inflazione è sotto controllo, e i tassi potrebbero scendere complessivamente di un punto percentuale entro l’estate. Sia la Fed che la Bce restano vigili riguardo alle minacce tariffarie di Trump, con la consapevolezza che delle misure più forti potrebbero avere effetti economici significativi.
La politica dei dazi di Trump si basa sulle idee del suo consigliere Stephen Miran, che sostiene che aumentare i dazi non è necessariamente inflazionistico, dal momento che gli Stati Uniti hanno una domanda interna predominante. Questo approccio potrebbe modificare gli equilibri commerciali a favore degli Stati Uniti.