Il 13 agosto 2007, Chiara Poggi, 26 anni, fu trovata morta a casa, e le tracce biologiche di Andrea Sempio, ora 37enne, furono isolate sul suo corpo. All’epoca, Sempio era stato archiviato, ma le indagini sono state riaperte dalla procura di Pavia. Il caso di Chiara, noto come il “giallo di Garlasco”, è uno dei più discussi nella cronaca nera italiana, attirando una vasta attenzione mediatica e una dura divisione tra innocentisti e colpevolisti.
Nel 2016, il nome di Sempio era emerso quando la difesa di Alberto Stasi, l’ex fidanzato di Chiara già condannato a 16 anni per il suo omicidio, aveva collegato Sempio al profilo di Dna trovato sulle unghie della vittima. Tuttavia, in passato il Dna era stato considerato «inutilizzabile». Recentemente, su istanza dei legali di Stasi, sono emerse nuove consulenze che hanno confermato l’«utilizzabilità» del Dna e la sua compatibilità con Sempio, costringendo la procura a riaccendere le indagini.
La procura ha richiesto la riapertura del fascicolo su Sempio, che è stata inizialmente negata dal giudice, ma successivamente accettata dalla Cassazione. Ora, Sempio è indagato per “omicidio volontario in concorso”, essendoci anche nuove prove come telefonate sospette antecedenti al delitto. Sempio ha rifiutato di fornire campioni biologici, ma un «prelievo coatto» è stato autorizzato. Alla luce di ciò, emergono preoccupazioni sebbene avvengano far derivare nuove speranze sia per la famiglia Poggi che per Stasi, che ha sempre sostenuto la sua innocenza.