Negli ultimi giorni, la situazione nella Striscia di Gaza è diventata ancora più critica, a causa di un’inasprita violenza e di sforzi di negoziazione per un cessate il fuoco. La portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha reso noto che tra il 27 maggio e il 27 giugno, 613 persone sono state uccise vicino ai convogli di aiuti e ai centri di distribuzione gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation, un’organizzazione americana che ha assunto la responsabilità della distribuzione degli aiuti dalla scorsa primavera.
Le trattative per un accordo di cessate il fuoco continuano, con Donald Trump che ha affermato che si attende una risposta da parte di Hamas nell’arco di 24 ore. Fonti palestinesi hanno comunicato al canale saudita Al-Hadath che Hamas prevede di trasmettere la propria risposta ai mediatori nella giornata di oggi, esprimendo un sostegno iniziale per un accordo di tregua di 60 giorni, durante il quale dovrebbero avvenire negoziati per una soluzione duratura al conflitto.
Nel contempo, il ministro degli Esteri saudita ha sottolineato che la priorità della sua nazione rimane il raggiungimento di una cessazione permanente delle ostilità, piuttosto che la normalizzazione delle relazioni con Israele. Tuttavia, la violenza non accenna a fermarsi; a Gaza, tra le nuove vittime si contano anche 18 palestinesi uccisi dall’esercito israeliano in appena una mattinata, un bollettino che si aggiunge agli oltre 100 morti registrati nei giorni precedenti, aumentando la tensione mentre le trattative proseguono.