A Genova, nel centro storico, persistono odori di fritti e frutta secca, testimonianza di un passato vivace. La bottega di Armanino offre fichi secchi e mandarine essiccate, mentre Lucarda ricorda gli anni Cinquanta con i suoi abiti da marittimo. Tuttavia, i caruggi, un tempo ricchi di vita, si sono impoveriti, ora dominati dallo spaccio di nuove droghe come Fentanyl e Rivotril. Le bande senegalesi gestiscono il traffico, minando i tentativi di rilancio turistico avviati nel 1992.
Le chiese rimangono testimoni di un’epoca migliore, come Santa Maria di Castello e San Donato, ma anche queste sono ora intaccate dal degrado. La chiesa di Santa Maria Maddalena, un tempo avamposto religioso, si arrende all’invasione di spacciatori e tossicodipendenti, creando una guerra quotidiana tra venditori di morte e forze dell’ordine. Il tentativo di rivitalizzare il centro storico è fallito, con saracinesche che si chiudono e una proliferazione di prostituzione che ripropone vecchie scene di una Genova che si pensava superata.
Sotto la superficie, negozi storici come Klainguti e la storica caffetteria Romanengo diventano simboli di resistenza, ma la realtà è sempre più desolante. La zona è travolta da un mercato di droga accessibile e visibile, mentre il profumo di acciughe e dolci si confronta con l’odore di degrado. Il mix di culture, ora dominato da protagonisti sudamericani e cinesi, segna un cambiamento inarrestabile, allontanando la Genova tradizionale e accogliendo una nuova realtà.