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domenica, 19 Gennaio, 2025
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Giovanna Canzi: Insegnare a chi vive al di là delle vite altrui

Ripartire da dove il filo si è spezzato: questo è il tema centrale di “Lontano dalla vita degli altri” di Giovanna Canzi, una giornalista e curatrice di mostre che ha insegnato in un carcere lombardo, in particolare nella Settima sezione, quella dei detenuti protetti, inclusi sex offender. Il carcere rappresenta un mondo isolato, un luogo già di per sé “lontano dalla vita degli altri”, e la sua posizione accanto a una discarica sembra riflettere questa separazione dalla società.

L’esperienza di Canzi non è priva di intensità emozionale; affronta il suo ruolo con una partecipazione che riesce a entrare in risonanza con i suoi allievi, nonostante le loro iniziali diffidenze. Il suo racconto non segue una forma narrativa tradizionale, ma si presenta come una serie di istantanee, ritratti dei suoi studenti, che sono talvolta scettici, ma più spesso curiosi e desiderosi di apprendere. Le illustrazioni di Gabriella Giandelli accompagnano la narrazione con immagini evocative, contribuendo a creare un’atmosfera di malinconia.

Canzi evita pietismi e giudizi morali, ponendo il focus sull’educazione e l’impatto che essa può avere. Nel contesto carcerario, la docente sa che l’assenza di giudizi permette una relazione educativa proficua, dato che le sentenze sono già state emesse. Molti ritratti non menzionano neppure i reati commessi dai detenuti, una scelta che sottolinea come questo tipo di narrazione non necessiti di tali dettagli. Il tempo, come metafora di libertà, è spesso “rotto” e “sballato”, simbolizzando l’assenza di una vita normale all’interno delle mura penitenziarie.

Giovanna Canzi si dedica con passione ai suoi alunni, promuovendo progetti di reinserimento, ascoltando e guidando con attenzione. La sua missione è simile a quella di una giardiniera: semina il seme dell’amore per la parola, per aiutare a vivere e a non odiare. Tuttavia, l’esperienza si chiude e, come ammette, lo strappo dalla sua attività educativa è stato doloroso. Ciò nonostante, dal tono empatico dei suoi ritratti, emerge che questo distacco non è definitivo, lasciando aperta la possibilità di una connessione continua con le vite dei suoi studenti.

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