Il tema centrale della riforma della giustizia proposta da Carlo Nordio occupa le prime pagine dei quotidiani. Il Corriere della Sera annuncia il primo sì in Aula con il titolo “Carriere separate, primo sì in Aula – Le toghe in rivolta”, mentre Repubblica lo descrive come “La giustizia di Berlusconi”. Il Messaggero riporta lo stesso consenso sul tema delle carriere separate. Marco Travaglio, sul Fatto Quotidiano, commenta sarcasticamente sul governo attuale e le sue confessioni spontanee.
Oggi si susseguono anche altri argomenti. Massimo Gaggi su Repubblica pone attenzione alla relazione tra Biden e Trump, sottolineando il ruolo dell’ex presidente americano in Medio Oriente. Carlo Nordio, in un’intervista, afferma l’importanza dell’indipendenza della magistratura ribadendo che questa deve essere separata dalle correnti interne e dalla politica. Il ministro della Difesa Guido Crosetto conferma l’impegno dell’Italia a Gaza, con la richiesta di formare forze di polizia per un futuro Stato palestinese.
Stefano Massini, nelle sue osservazioni su Trump, ricorda lo slancio che l’ex presidente ha dato alle Presidenziali del 2015. Riccardo Magi, segretario di +Europa, sostiene l’importanza della separazione delle carriere come una riforma necessaria. Contrariamente, Claudio Maria Galoppi di Magistratura indipendente esprime riserve, definendo la riforma “sgangherata” e con obiettivi inefficaci.
Flavio Tosi di Forza Italia contribuisce con osservazioni sulla legittimità del terzo mandato, che risulta inviso a parte della maggioranza e dell’opposizione. Dalla Stampa emerge un’intervista al viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, il quale sottolinea che la decisione finale spetta ai cittadini attraverso un referendum.
Sul fronte economico, Giulio Tremonti prospetta che il nuovo governo Trump potrebbe intraprendere una forte deregulation, mentre l’editoriale di Angelo De Mattia discute il debito pubblico italiano, evidenziando l’importanza del rapporto debito/Pil.
Infine, Marco Travaglio ritorna su critiche verso il governo attuale, mentre il Manifesto commenta le reazioni contrastanti in Israele riguardo all’accordo con Hamas, ponendo in risalto l’impatto della nuova amministrazione americana.
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