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sabato – 8 Novembre 2025

Guerra o pace: possibile una società senza conflitti?

La domanda che ci poniamo in questo nostro tempo è se sia ancora possibile pensare e sperare che arriverà il giorno in cui la guerra non sarà più utilizzata per regolare le relazioni e i conflitti tra gli stati. Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha emesso un ordine esecutivo che ripristina l’antica denominazione del Pentagono: “Dipartimento della Guerra”, che era stata archiviata dopo la Seconda guerra mondiale a favore della definizione “Dipartimento della Difesa”. In questo documento, c’è un passaggio agghiacciante: “il cambio di nome rafforzerà il focus di questo dipartimento sul nostro interesse nazionale e segnalerà agli avversari che l’America è pronta a ingaggiare guerra per garantire i propri interessi”.

Le atrocità commesse dall’alleanza nazifascista e le atomiche su Hiroshima e Nagasaki hanno espresso il potenziale distruttivo di cui è capace l’essere umano. Il desiderio di pace dopo tanti lutti aveva stimolato l’impegno di tanti per provare a dare vita a un’epoca di pace in cui le controversie internazionali sarebbero state affrontate con la diplomazia grazie anche alle Nazioni Unite. Tuttavia, questo desiderio è stato costantemente frustrato dalle numerose guerre che insanguinano diverse aree del pianeta.

La guerra sembra essere il linguaggio del potere e la diplomazia fatica a farsi ascoltare. C’è un rifiorire della retorica sulla guerra come il vero strumento che possa garantire sicurezza. Sul breve periodo, purtroppo, continueranno a parlare le armi. La nonviolenza è considerata roba da illusi e il commercio delle armi fiorisce.

La pace come obiettivo e condizione per lo sviluppo del mondo è un principio espresso nell’enciclica “Populorum Progressio” di Papa Paolo VI. Lo sviluppo è il nuovo nome della pace, e non è possibile pensare allo sviluppo di un popolo se a questo gli si offre solo armi per la guerra. La pace come obiettivo e come condizione perché ogni uomo e ogni popolo si veda riconosciuto il diritto a vivere in pace.

Una proposta interessante è quella di cambiare la denominazione del Ministero della Difesa in Ministero della Pace, lanciata da Giuseppe Pasini nel 1987. Essa sottintendeva un cambio di paradigma che includesse studi, ricerche e sperimentazioni di difesa popolare nonviolenta. La costruzione della pace come processo partecipativo diffuso, senza nessuna delega esclusiva alla struttura militare, fondata sul rispetto del Diritto internazionale. Sono trascorsi quasi 40 anni da allora, per i costruttori di pace pensare politicamente è, ancora una volta, un’urgenza e una necessità.

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