Gli Headhunters, un gruppo musicale con cinquant’anni di carriera, hanno portato il loro repertorio al teatro della Triennale di Milano, nel festival JazzMi. La band, guidata da Bill Summers alle percussioni e Mike Clark alla batteria, ha eseguito un concerto che ha mostrato la loro capacità di sviluppare un proprio percorso nella direzione funky.
I due leader, entrambi ultra settantenni, hanno presentato i pezzi in modo diretto, con Clark che ha aperto il concerto con “Four String Drive” e ha scherzato con il pubblico. Summers, alle percussioni, ha presentato il messaggio della band, dicendo che la loro musica serve per curare l’isolamento e far capire che nessuno è solo. La band ha eseguito un repertorio che includeva brani come “Watermelon Man”, “E.S.P.” di Wayne Shorter e “The Ghetto” di Donny Hathaway, trasformandosi gradualmente in “Chameleon”, il più iconico dei pezzi realizzati con Herbie Hancock.
Il concerto ha visto momenti di gioco tra i due leader, con improvvisazioni e scherzi. La band ha esteso il loro sound classico, il jazz-funk degli album classici, con l’approccio “everybody solos and nobody solos” di Joe Zawinul e dei Weather Report. Il risultato è stato un sound più grande della somma delle parti, con ogni strumento che sembrava suonare un assolo contemporaneamente.
Il teatro della Triennale, seppur bello, non sembra essere il luogo più adatto per questo tipo di concerto, in quanto gli Headhunters sono molto tecnici e capaci di tessere atmosfere raffinate, ma anche di creare groove che fanno venire voglia di alzarsi e ballare. Il pubblico ha comunque apprezzato il concerto, con alcuni fan giovanissimi che hanno ringraziato i musicisti con sorrisi entusiasti. La scaletta del concerto di Milano includeva brani come “Four String Drive”, “E.S.P.”, “Butterfly”, “Kiri Kiri”, “Watermelon Man”, “A Night In Tunisia”, “The Ghetto” e “Chameleon”.
