Paolo Gentiloni afferma chiaramente che la guerra in Ucraina rappresenta una questione cruciale per la difesa europea, sottolineando che il ritiro degli Stati Uniti sotto Trump richiede un significativo avanzamento dell’Europa come potenza geopolitica. Secondo Gentiloni, è fondamentale non adottare una visione protezionistica, che danneggerebbe l’interesse collettivo dell’Unione, a favore di corporazioni specifiche. Sottolinea che defense e commercio sono complementari: un’Europa forte nel commercio deve investire anche nella propria difesa.
Gentiloni evidenzia la competizione storica tra democrazie e autocrazie, ribadendo la necessità di un’Europa unita e forte. La scelta di come affrontare le sfide globali è urgente; evitare di prendere posizione può avere conseguenze disastrose. Enfatizza la responsabilità dell’Europa nel fronteggiare minacce esterne e nella ricerca di una maggiore sovranità europea.
Riferendosi all’incertezza creata dalla leadership di Trump, Gentiloni sottolinea l’importanza di rispondere a tale assenza di guida americana, colmando il vuoto con capacità autonome dell’Europa. L’invasione russa dell’Ucraina ha rivelato le illusorie speranze riposte nella stabilità garantita dalla Russia e dalla Cina, abbandonando la fiducia che l’Europa potesse prosperare con gas russo e commercio illimitato. La crisi ha distrutto questa illusionistica sicurezza.
Secondo Gentiloni, il modo in cui si concluderà la guerra in Ucraina sarà decisivo. Un esito negativo potrebbe compromettere la stabilità dell’Europa per decenni. La questione si riduce non solo alla sovranità dell’Ucraina, ma alla sicurezza e ai confini delle democrazie europee. La sua proposta per rispondere a questa crisi include l’emissione di debito comune per finanziare la difesa.
Gentiloni riconosce che l’atteggiamento europeo verso l’annessione della Crimea ha influito sulla situazione attuale in Ucraina. Una reazione più decisa all’epoca potrebbe aver deterrente potuto l’invasione. Attraverso queste affermazioni, Gentiloni invita l’Europa a non sottovalutare i propri legami con stati poco affidabili e a riconoscere che restare bloccati è pericoloso; è un momento di scelta e responsabilità collettiva per tutti i membri dell’Unione.