I dazi imposti da Donald Trump hanno innescato una guerra commerciale, causando perdite enormi nei mercati finanziari. La reazione della Cina è attesa, mentre l’Europa sembra più aperta al dialogo. Le conseguenze a lungo termine sono incerte; l’epoca attuale, nonostante l’accesso a molti dati, dimostra che l’imprevisto è sempre presente.
Si discute spesso della salute mentale di Trump, definendolo “pazzo” e circondato da consiglieri poco lungimiranti. La sua amministrazione, composta da imprenditori e finanzieri, ha adottato politiche protezionistiche estreme, generando immediati effetti negativi sui mercati e incitando preoccupazioni di inflazione e recessione. Anche se i grandi investitori possono recuperare perdite, i risparmiatori comuni subiscono le conseguenze delle sue scelte.
Trump ha assunto un approccio nazionalista, ritenuto da molti semplicistico e errato. Tuttavia, ha dimostrato che le sue promesse possono tradursi in azioni concrete, sfidando l’idea che i politici non siano più in grado di affrontare l’economia. Questa sua decisione, sebbene può avere effetti negativi, suggerisce che è possibile operare un cambiamento significativo.
Nonostante il potere diretto del presidente americano, il suo approccio decisionista è spesso visto come irresponsabile. In Europa e in Italia, la difficoltà di prendere decisioni definitive limita le istituzioni democratiche, creando un contesto in cui chi governa spesso evita di esporsi. La situazione attuale mette in evidenza l’importanza di una politica proattiva: se non si è pronti a prendere decisioni, la politica perde la propria funzione. Trump, nonostante le sue controversie, ha rimandato una verità: la politica deve essere protagonista e non può permettersi di essere passiva.
