Dopo cento giorni alla Casa Bianca, la “luna di miele” tra Donald Trump e l’elettorato sembra già finita. I sondaggi mostrano che solo il 45% approva il suo operato, un numero inferiore a quello di Biden e Obama. Tuttavia, tra gli elettori repubblicani il sostegno è ancora forte (88%), pur con crescenti preoccupazioni riguardo il suo stile di governo. Trump ha emesso 139 ordini esecutivi, più del triplo rispetto a Biden, il che ha sollevato dubbi e conflitti tra i poteri dello Stato.
Il fattore economico rimane cruciale: le tensioni commerciali globali hanno aumentato l’incertezza sui mercati, portando a un drastico calo della fiducia delle aziende e a una previsione di crescita del PIL USA ridotta all’1,8%. L’inflazione potrebbe aumentare a causa dei dazi, incidendo ulteriormente sul debito pubblico. Dunque, le politiche economiche di Trump sono state considerate inefficaci.
In politica estera, Trump aveva promesso rapidi progressi, ma i risultati sono stati deludenti. La guerra tra Russia e Ucraina non sembra avvicinarsi a una soluzione, e il conflitto tra Israele e Hamas continua. In Canada, il governo liberale di Carney ha guadagnato consensi mentre Trump dichiarava di voler far diventare il Canada il 51° Stato degli USA.
L’approccio impulsivo di Trump potrebbe minare la credibilità degli Stati Uniti e, di conseguenza, dell’Occidente. Russia e Cina potrebbero trarne vantaggio, mentre l’Europa deve mantenere il dialogo con Washington per preservare l’unità occidentale.