venerdì, Ottobre 4, 2024
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I pulcini appena nati riconoscono i volti

Il cervello degli animali, compreso quello umano, può presentare un’innata predisposizione nel riconoscere i volti, secondo un dibattito in corso tra chi sostiene questa idea e chi ritiene che tale capacità si sviluppi con l’esperienza. Un recente studio del Centro interdipartimentale Mente e Cervello (Cimec) dell’Università di Trento ha aggiunto importanti evidenze a questa discussione. I ricercatori hanno osservato che pulcini di una settimana, mai esposti a volti, rispondono a stimoli visivi simili a volti composti da tre punti che rappresentano occhi e bocca, senza mostrare reazioni a tratti facciali isolati o a configurazioni disordinate. Questo suggerisce che il riconoscimento facciale potrebbe essere una capacità innata.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Pnas, rivela che sia i neonati umani sia i pulcini mostrano una risposta innata a schemi simili a facce, indicativa di una predisposizione biologica. I ricercatori hanno identificato una specifica area cerebrale, il ‘nidopallio caudolaterale’, equivalente aviario della corteccia prefrontale nei mammiferi, che mostra una sensibilità particolare a queste forme. Attraverso esperimenti con faccine schematiche disposte in vari modi, è stato dimostrato che i neuroni reagiscono principalmente a configurazioni equivalenti a volti.

Giorgio Vallortigara, responsabile del Laboratorio di cognizione animale e neuroscienze del Cimec, ha spiegato che questa sensibilità innata è simile al modo in cui i cervelli tendono a riconoscere volti in stimoli non facciali, fenomeno noto come “pareidolia”. Questa capacità rappresenta un meccanismo cerebrale evolutivo che aiuta gli individui a identificare volti anche in forme astratte, facilitando così l’apprendimento delle caratteristiche specifiche dei volti dei genitori rispetto a quelli degli estranei.

Il lavoro suggerisce che il riconoscimento facciale non sarebbe semplicemente un processo appreso ma piuttosto supportato da predisposizioni innate, rendendo l’apprendimento più efficiente. Pertanto, gli autori avvertono che imparare esclusivamente tramite esperienze potrebbe essere inefficace e rischioso, sostenendo l’importanza delle basi biologiche e innate nell’apprendimento sociale. In conclusione, lo studio apre nuove prospettive sulle teorie che legano innato e appreso nel riconoscimento dei volti.

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