In occasione del matrimonio di Jeff Bezos con Lauren Sanchez, la città di Venezia sarà sequestrata per tre giorni, interessando taxi, gondole e alberghi di lusso. Questa situazione può far sembrare l’Europa, e in particolare l’Italia, come una sorta di Disneyland per i ricchi, grazie ai suoi paesaggi da favola: laghi, città d’acqua, ville storiche e centri storici ora abbandonati e disponibili per affitti esclusivi. Tuttavia, nel leggere del fasto con cui Bezos ha organizzato l’evento, si prova un senso di disagio e imbarazzo. Questo non deriva dall’invidia di non essere stato invitato, né da un atteggiamento moralista, ma piuttosto dall’evidente disparità tra la sua ricchezza e quella dei suoi dipendenti, molti dei quali guadagnano meno del costo di un giorno di affitto di una gondola.
Si considera anche come la natura preveda disuguaglianze proporzionate; affittare un’intera icona come il Canal Grande per un matrimonio sembra dunque eccessivo, al di là della possibilità finanziaria di Bezos. La questione solleva interrogativi sulla misura della ricchezza e sulle ostentazioni che la accompagnano, soprattutto in un contesto di ingiustizie e disuguaglianze sociali e lavorative. L’articolo si conclude suggerendo un’inquietudine rispetto a questo spettacolo di opulenza, accentuato dall’idea delle future lune di miele.