Il crescente interesse per il “male” è evidente, come dimostra un sondaggio allarmante di una chat scolastica a Bassano del Grappa, dove si è richiesto chi meritasse di essere uccisa tra due vittime. Al contrario, le azioni del “bene” sono spesso sottovalutate, come nel caso di un’impiegata di banca lombarda tornata in Kenya per affrontare tre rapinatori che l’avevano ferita. Dopo aver riconosciuto il leader della banda e compreso le sue difficoltà, lei ha deciso non solo di perdonarlo, ma anche di finanziare un corso di italiano per aiutarlo a trovare lavoro nel settore turistico.
Questa scelta ha suscitato reazioni negative sui social media, con molte persone che l’hanno criticata, chiedendosi perché dovesse aiutare chi le ha fatto del male anziché aiutare i bisognosi nelle sue vicinanze. Ironia della sorte, spesso chi emette questi giudizi non si impegna mai nell’aiuto degli altri. L’atteggiamento di rifiuto nei confronti del “bene” sembra derivare dalla sua capacità di mettere in discussione l’inerzia di chi si limita a osservare e giudicare, senza mai agire.
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Fonte: www.corriere.it