Nel nostro Paese, come anche in società dove è permesso girare armati, il “Cartello dei coltelli” è il filo conduttore che collega violenze, rapine, femminicidi e stragi familiari. Il “Cartello dei coltelli” è considerato più pericoloso del “Cartello della droga” perché è contagioso e può suggestionare le menti più fragili, spingendole a commettere azioni che hanno come soluzione la morte. Ciò può aiutare a comprendere i feroci delitti che ormai da mesi sono presenti nelle cronache e che attentano all’equilibrio psicologico di famiglie, ragazzi, educatori, operatori della comunicazione e della spiritualità, nonché dei politici.
La mancanza di intervento per fermare questo fenomeno, investendo sulla salute mentale e il benessere psicofisico, può avere gravi conseguenze sulla governabilità della società. La costante comunicazione virtuale propone e sottolinea ogni male che si verifica nel mondo, inclusi gli orrorifici fatti di cronaca nera quotidiana, creando un “effetto scia” che può influenzare le persone. Tuttavia, nel tempo, questi copioni stanno perdendo il loro senso patologico originale e si stanno trasformando in una tendenza a mettere in scena un “protagonismo virtuale” che infligge morte, veicolato dal mondo virtuale.
Le imprese criminali vengono registrate passo dopo passo dalle telecamere, dimostrando come il mondo virtuale sia controllante. Tuttavia, esistono strumenti per cambiare, come le scienze umane e la psicologia, che possono aiutare a comprendere e affrontare questo fenomeno.

