Lo psichiatra Paolo Crepet critica il modo in cui la scuola e la famiglia affrontano le questioni legate all’identità e all’orientamento sessuale dei bambini. Secondo lui, i bambini non formulano opinioni autonome su questi temi, ma sono semplicemente portavoce delle idee dei genitori. Crepet segnala che, ad esempio, i bambini a Bruxelles non notano differenze tra i loro compagni di diverse origini etniche o religioni; quindi, quando uno studente di Verona rifiuta di salire sulla scala arcobaleno simbolo della lotta contro l’omofobia, sta esprimendo un pensiero influenzato dagli adulti.
Crepet invita a riflettere su altre problematiche, come la libertà di apprendimento e l’esposizione precoce alle tecnologie, sottolineando che l’attenzione dovrebbe essere rivolta non solo alle manifestazioni esteriori ma anche alla formazione e alla salute dei bambini. In merito all’episodio della scala, suggerisce che la scuola avrebbe dovuto gestire meglio il dibattito, permettendo al ragazzo di utilizzare una scala diversa per non imporre un’opinione.
Affrontare questi temi a scuola richiede una preparazione adeguata da parte degli insegnanti. Crepet avverte che se si parla di sessualità in classe, bisogna farlo con i tempi e le modalità appropriate per i ragazzi, evitando di forzarli in posizioni che potrebbero scatenare un rifiuto o una ribellione. Ciò che è fondamentale è non trasformare i ragazzi in vittime dei dibattiti adulti, ma coinvolgerli in un dialogo aperto e comprensibile, rispettando il loro sviluppo e le loro esperienze.