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sabato, 21 Giugno, 2025
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Il dottorato degli statali: tre anni retribuiti all’estero senza discussione di tesi

Il “congedo straordinario per dottorato” è uno strumento che consente ai dipendenti pubblici di dedicarsi alla formazione e alla ricerca, mantenendo stipendio e contributi. Introducido con la legge n. 476 del 1984 e successivamente modificato, permette di prendere un periodo di aspettativa retribuita, generalmente di tre anni. Tuttavia, non ci sono dati ufficiali sui dipendenti che hanno fatto richiesta. Durante questo periodo, è possibile frequentare dottorati anche all’estero, con molte istituzioni che non richiedono la presenza fisica o la presentazione di una tesi finale. Questo porta a preoccupazioni riguardo potenziali abusi e privilegi poco accettabili.

La possibilità di assentarsi dal lavoro, senza obbligo di rimborso in caso di mancato completamento del dottorato, è vista come un motivo di svantaggio per la Pubblica Amministrazione, che deve sostituire il dipendente in congedo. Non è inoltre richiesti test di lingua per alcuni dottorati, il che rende la partecipazione ancor più accessibile. Dati recenti suggeriscono che il costo per la PA di ogni dipendente in congedo potrebbe arrivare a 50 mila euro annui. Nonostante vi siano limiti, spesso l’onere della prova spetta allo Stato, il quale fatica a dimostrare l’impossibilità di concedere il congedo.

Critiche e preoccupazioni emergono sull’opportunità di questa normativa e sulla sua gestione, suggerendo la necessità di una maggiore trasparenza e restrizioni per prevenire abusi.

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