La questione relativa all’ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha preso una piega intrigante in Senato. I magistrati stanno indagando su chat tra Sangiuliano e l’ex consulente Maria Rosaria Boccia riguardanti una chiave d’oro, donata dal sindaco di Pompei.
Il tribunale dei ministri di Roma ha nuovamente fatto richiesta al Senato per ottenere l’autorizzazione a procedere per peculato nei confronti di Sangiuliano. Questa richiesta era già stata presentata lo scorso 11 aprile ma era stata respinta dalla giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari. Ora, il collegio dei reati ministeriali sta tentando di ottenere le conversazioni tramite WhatsApp riguardo la chiave d’oro, ritenuta di valore superiore al limite di 300 euro stabilito da una norma.
In un curioso approfondimento, il testo dettagliato della richiesta è stato reso pubblico solo parzialmente, con la sola copertina disponibile. Ciò ha sollevato interrogativi su un possibile problema procedurale, in quanto il tribunale non aveva inizialmente chiesto l’autorizzazione a procedere per l’ex ministro.
Sebbene le chat siano già state sequestrate a Boccia in un altro procedimento penale, senza l’autorizzazione del Senato non possono essere utilizzate contro Sangiuliano. Stando a quanto emerso, la chiave d’oro, del valore effettivo di 13 mila euro, è stata comprata da Sangiuliano al termine del suo mandato, come previsto dalla legge. Dalla sua parte, l’ex ministro ha avviato un procedimento penale per difendersi, ma ciò ha fatto sorgere dubbi sull’utilizzo di tale procedura a suo svantaggio. Il futuro di questa inchiesta dipenderà dalla risposta del Senato all’ultima richiesta.