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Il Manifesto di Ventotene: Contesto Storico e Rilevanza Attuale

La premier Giorgia Meloni ha espresso il suo dissenso verso il Manifesto di Ventotene, scritto nel 1941 da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, un documento che promuove principi federalisti e socialisti contro gli Stati nazionali. La sua critica, però, risente di una lettura parziale. Meloni si è concentrata su passaggi riguardanti il «partito rivoluzionario» e la «dittatura», senza considerare che Spinelli stesso, nella fondazione del Movimento federalista europeo (Mfe) nel 1943, rivedette queste idee, sottolineando l’importanza di un movimento inclusivo tra le forze antifasciste per un’Europa «libera e unita».

Il contesto in cui il Manifesto è stato redatto è cruciale: scritto da oppositori del regime fascista confinati a Ventotene, Spinelli e Rossi sostenevano che la restaurazione degli Stati nazionali avrebbe portato inevitabilmente a conflitti. Proposero quindi una federazione europea con istituzioni che rappresentassero i cittadini e una certa autonomia per i vari popoli. Anche se il Manifesto ha un’impostazione socialista, non è statalista; sostiene la proprietà privata, invitando a limiti e correzioni secondo le necessità economiche.

È importate notare che il Manifesto si rivolge anche agli imprenditori e rifiuta la prospettiva comunista, evidenziando i rischi di un regime burocratico. Richiamarsi al Manifesto non implica accettarlo incondizionatamente, ma riconoscerne il valore visionario. Spinelli ha sempre cercato opportunità per l’integrazione europea, approvando anche politiche come il piano Marshall. Criticare il Manifesto è legittimo, ma va contestualizzato storicamente, evitando di trasformarlo in un semplice strumento polemico.

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