L’Alta corte di Giustizia è al centro di accesi dibattiti in Parlamento, dove si sta discutendo una riforma costituzionale sulla separazione delle carriere già approvata alla Camera. Le opposizioni, per bloccare la riforma, hanno presentato oltre mille trecento emendamenti, molti dei quali sembrano ridicoli e contraddittori. Il governo, guidato dalla premier Meloni, ha chiarito che non sono previste modifiche alla riforma, costringendo le opposizioni a ricorrere all’ostruzionismo, una strategia tradizionale che stavolta assume toni comici.
Tra i firmatari degli emendamenti ci sono membri di Avs (Alleanza verdi-sinistra), tra cui Peppe De Cristofaro, Ilaria Cucchi e Tino Magni, accanto a proposte da parte del Movimento 5 Stelle, rappresentato frequentemente dall’ex magistrato Roberto Scarpinato, e del Partito Democratico. Le proposte sull’Alta corte di giustizia mettono in discussione l’anzianità necessaria per gli avvocati membri: il governo prevede vent’anni di servizio, mentre il PD chiede tempi variabili da cinque a venticinque anni. Le differenze tra gli emendamenti del PD sono notevoli e sembrano frutto di una mancanza di coordinamento.
Il terzetto di Avs si distingue per una particolare prolificità, presentando centocinquanta emendamenti riguardanti il tema dell’anzianità con variazioni minime, come diciott’anni e un giorno, diciott’anni e due giorni, e così via. Questa confusione generale rallenta ulteriormente l’iter della riforma, rendendo evidente la difficoltà delle opposizioni nel trovare un’unica linea di azione.