Nel dibattito contemporaneo sulla globalizzazione e i modelli culturali, emerge spesso l’idea che i valori occidentali siano universalmente desiderati. Tuttavia, quest’approccio può rivelarsi riduttivo e malinteso, sottovalutando le differenze culturali e storiche che caratterizzano i vari popoli.
L’idea occidentale di democrazia come traguardo universale ignora che molte società basano la loro identità su principi collettivi piuttosto che individuali. Ad esempio, in Russia, la libertà è spesso vista come un concetto egoistico, mentre in Afghanistan la divisione etnica prevale sulla nozione di un’unità nazionale. La categoria degli “afghani” è stata creata da influenze esterne, trascurando le differenti culture interne.
I giovani in diverse nazioni, come l’Iran, aspirano a ben altro che a modelli di vita occidentali. Essi sono motivati da una forte volontà di potere e di identità. Il 70% della popolazione iraniana ha meno di 40 anni e non cerca un futuro migliore in termini di comodità, ma mira a ripristinare antiche tradizioni e poteri, rifiutando l’idea di una modernità occidentale.
Le manifestazioni nelle diverse parti del mondo, comprese quelle in Iran, testimoniano un desiderio di affermazione culturale e identitaria piuttosto che una mera richiesta di diritti civili. Le donne iraniane che indossano simboli culturali durante le proteste esprimono un ritorno a valori storici piuttosto che l’adozione di ideali di modernità.
In sintesi, le proiezioni occidentali sul desiderio di conformità del resto del mondo rischiano di semplificare e fraintendere una realtà complessa e diversificata, in cui ogni popolo ha aspirazioni e identità uniche, lontane dall’idea di un’uniformità culturale.