Al Parlamento europeo si è discusso della situazione in Medio Oriente e del riarmo dell’Unione europea, ma i 21 eurodeputati del Partito Democratico non hanno preso la parola in nessuno dei dibattiti, eccetto uno relativo al “Genocidio a Gaza”. Martedì, gli eurodeputati hanno dialogato con l’Alto rappresentante Kaja Kallas riguardo al conflitto tra Israele e Iran e l’aggiornamento dell’accordo di associazione con l’UE. Nonostante circa settanta eurodeputati abbiano partecipato, nessun rappresentante del Pd è intervenuto.
In un incontro successivo, Kallas ha affrontato il prossimo vertice della Nato, segnando un cambiamento nell’obiettivo di spesa per la difesa al 5% del PIL. Anche il piano di riarmo dell’Unione ha sollevato critiche da parte di alcuni membri del Pd per la sua insufficienza in termini di dimensione europea, senza però generare interventi da parte degli eurodeputati democratici.
Nella discussione sul “Genocidio a Gaza”, solo Cecilia Strada ha fatto sentire la sua voce, chiedendo la sospensione dell’accordo UE-Israele e un embargo di armi verso Israele. L’assenza di contributi significativi da parte di esponenti come Nicola Zingaretti, che erano comunque presenti, solleva interrogativi su motivazioni politiche interne. Il Partito Democratico, membro della famiglia dei Socialisti e Democratici, aspira a posizioni di leadership nell’UE, ma la sua reticenza potrebbe segnali di imbarazzo o cautela.
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Fonte: www.ilfoglio.it