La Signora Comencini racconta di come la storia narrata nel libro di Viola Ardone l’abbia colpita, in particolare attraverso la voce del protagonista Amerigo. La vicenda, che riguarda l’accoglienza di 70.000 bambini in difficoltà durante un periodo di guerra in Italia, è definita ‘epica’ per l’eroismo di un gruppo di donne che, nonostante la povertà, si sono unite per salvare questi bambini. Queste donne, che operavano nelle campagne attorno a Modena, hanno offerto amore, nutrimento, vestiti e istruzione, rappresentando un’epica femminile che richiama a un’unità di intenti per il bene comune.
Comencini sottolinea come, nonostante le differenze tra nord e sud, ci fosse all’epoca una condivisione di un ideale comune, un sentimento che si ritrova anche nella Costituzione italiana. Oggi, però, avverte che il senso di collettività si è affievolito, e sebbene ci sia sempre un impulso a soccorrere in caso di emergenze, l’isolamento degli individui è molto presente.
Il film ritrae due madri ‘imperfette’, sfidando l’idea tradizionale della madre perfetta. Antonietta e Derna rappresentano due forme di maternità, entrambe segnate dalle difficoltà: Antonietta è dura a causa della sua miseria, mentre Derna, che ha subito una perdita, esprime l’amore attraverso il lasciar andare il proprio figlio. Comencini osserva che talvolta lasciare andare è un atto d’amore, simile al percorso di Amerigo verso un futuro migliore.
Infine, la ricerca delle location ha rivelato le trasformazioni del paesaggio, e sul set sono emerse storie vere di persone che avevano vissuto quelle esperienze, rendendo il film una celebrazione di un’Italia straordinaria e solidale.